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Cappella Regina Alpinorum

La sezione CAI di Belluno nel 1949 chiese al Comune di Belluno in cessione gratuita un’area intorno alla casera del Pis Pilon ai piedi della parete dolomitica della Schiara per costruire un rifugio alpino in ricordo del glorioso “7° Regimento Alpini” di stanza a Belluno. L’ Associazione Nazionale Alpini offrì un’entusiastica collaborazione nel ricordo di “Quelli che non torneranno”.

Nel 1950 il Consiglio comunale deliberò all’unanimità la cessione a titolo gratuito dei beni richiesti ed anche la concessione di un quantitativo di legname da recuperare sul posto.

Artiglieri ed Alpini si prodigarono aiutati da pazienti muli per garantire i rifornimenti necessari: 753 viaggi-mulo con l’impiego di uomini per 1440 ore lavorative, oltre a 120 viaggi-uomo per trasporto a spalle. Un reparto di 450 fanti “Nembo” garantì il trasporto a spalla dei mobili e arredi fissi.

Nel 1950 il Generale Emilio Battisti, colonnello del VII Alpini al rientro dalla prigionia in Russia, si attivò per reperire i fondi necessari a coprire le spese.

Su segnalazione del Vescovo di Belluno Mons. Muccin, il Santo Padre Pio XII si degnò di offrire una pregevole ed artistica statua della Madonna denominata “Regina Alpinorum” a ricordo e glorificazione dei Caduti del Reggimento. La statua fu collocata in apposita grotta predisposta dai genieri, sostituita l’anno successivo anno dall’attuale cappella in muratura in cui fu collocata con una cerimonia il 23 settembre 1951.

Dopo 71 anni di esposizione ad alta quota, la Madonnina presentava segni evidenti di degrado per cui la sezione del CAI di Belluno ha reputato opportuno un intervento di restauro insieme al rifacimento necessario del tetto della Cappella.

L’Inner Wheel di Belluno, seguendo la sua tradizione di favorire il recupero di opere artistiche care ai Bellunesi, ha contribuito alle spese per il restauro dell’opera.

Un evento organizzato il 25 maggio 2023 ha offerto alla popolazione la rievocazione del percorso di arrivo della statua e la dettagliata descrizione del lavoro di restauro conservativo effettuato dalla restauratrice Mariangela Mattia ( https://youtu.be/8b5zQAHMgnl ).

La spiegazione del significato iconografico della scultura mariana è stato proposta da Don Giacomo Mazzorana direttore del Museo diocesano di arte sacra Belluno Feltre ( https://youtu.be/KhaJ74k3CWQ) : questo ha rivelato ai presenti il contributo bellunese all’ideazione della bandiera europea.

In questa occasione è stata anche ricordata la cerimonia del 1951 attraverso la lettura del racconto scritto da Dino Buzzatti inviato speciale del Corriere della Sera che vi partecipò. Questi riuscì a trasformare una fredda cronaca della cerimonia in un’illustrazione di immagini vive nel ricordo di strani incanti e precise emozioni che in gioventù gli aveva donato la parete della Schiara. Il racconto è stato letto da Sonia Vazza, attrice (https://youtu.be/2n2IANoHneE )

La ricollocazione della statua è avvenuta in occasione dell’annuale cerimonia a settembre con cui, presso il rifugio 7° Alpini, vengono ricordati i caduti in montagna. Il vescovo di Belluno-Feltre don Renato Marangoni il 9 settembre 2023 ha celebrato la messa e benedetto la statua, il Coro CAI ha accompagnato la cerimonia.

Hanno partecipato alla cerimonia il Presidente del Parco delle Dolomiti Bellunesi, rappresenti dell’amministrazione comunale, la Presidente del Club Inner Wheel e tante persone venute a ricordare i morti e a festeggiare il ritorno tra i monti della Regina Alpinorum. 

Chiesa di San Matteo a Sala

(Sala – Belluno)

San Matteo, una piccolissima chiesetta che vanta origini antiche, si trova nell'abitato di Sala, sede un tempo di una guarnigione in armi longobarda. Questa piccola chiesa ha avuto una vita travagliata: dalle " Cronache Bellunesi " di Clemente Miari, canonico della Cattedrale di Belluno, si sa che venne consacrata il 31 -05-1406, fu costruita da Antonio degli Agei e dotata di una pala d'altare dipinta da Simon da Cusighe nel 1386 oggi perduta.
Proprio la data di questa pala ci fa presumere che la chiesa fosse più antica e solo ampliata con la consacrazione. Dalle visite pastorali di età veneziana si sa che la chiesa aveva anche un piccolo camposanto. Purtroppo i continui contrasti tra la famiglia Sala (da cui la chiesa dipendeva) e i Canonici della Cattedrale cui spettavano i controlli dell'amministrazione, portarono alla sospensione del culto per lunghi periodi.
Profanata poi durante la prima guerra mondiale dal 1931 non è più officiata. Nel 1985 la proprietà dell'edificio passò dagli ultimi eredi della famiglia Sala alla Parrocchia di Cusighe. Dal 1987 iniziò il consolidamento dell'edificio che permise di salvare la copertura originaria in pietra e il recupero di parte degli affreschi. Il ciclo pittorico all'interno della chiesa, restaurato, risulta purtroppo in più parti lacunoso, disgregato, perciò di difficile comprensione. L'apertura nell'800 di presbiterio e delle lunette dell'aula causò ulteriori danni. Oggi, entrando dall'ingresso principale, possiamo osservare: sulla parete di sinistra, sopra il velario, una "Ultima Cena " con la presenza sulla tavola di gamberi, poi due successivi riquadri, vicini al presbiterio, che risultano incomprensibili. Sulla parete di destra: un Santo recante un cartiglio (San Giovanni?), poi san Girolamo che sostiene il modellino della chiesa di Sala, seguito da un giovane taumaturgo seduto. Nell'ampio spazio successivo ci sono tre Vescovi con le insegne episcopali; alla fine due frati francescani. Più leggibili gli affreschi della parete di controfacciata.  
Ci sono tre scene: 1) San Giorgio che sconfigge il drago 2) San Lorenzo con la graticola e il Vangelo 3) due Martiri afffiancate da San Michele.
Il ciclo pittorico è opera di due diversi artisti. I dipinti delle pareti longitudinali sono stati attribuiti (Tiziana Franco) a un pittore del tardo '300 per concretezza volumetrica, sensibilità nordica e resa dei particolari, mentre gli affreschi della controfacciata (e della Madonna sopra l'ingresso minore) dimostrano una pittura tardogotica di matrice veneta del terzo- quarto decennio del '400.

 

 

Chiesa di Santa Maria Assunta (Antole)

Chiesa di Santa Maria Assunta (Antole)

In un bel contesto naturalistico, con dietro un ampio parcheggio alberato, si erge , su un’altura, la bella chiesa di S. Maria Assunta di Antole.

La chiesa ha sicuramente origini medioevali ma mancano documentazioni certe . Viene considerata la prima chiesa rurale della vasta Pieve del Duomo (F. Tamis).

Solo dal 1613 viene menzionata nei diari delle visite pastorali da cui si evince che la chiesa è rimasta integra nei secoli sia nella struttura architettonica che negli arredi.

Curata e abbellita nel passato dalla famiglia Persicini (che possedeva ad Antole un cospicuo patrimonio),è stata oggetto di ripetuti restauri anche recentemente (pavimentazione in piastrelle, pietre tombali spostate all’esterno nel portico ,sistemazione del cimitero ). E’ diventata parrocchia nel 1944. La chiesa contiene all’interno un vero gioiello : dipinti in tela, recentemente restaurati, raffiguranti la vita della Vergine.

Attraverso un portico colonnato ( restaurato di recente) si entra nell’ampia aula rettangolare.

Sopra la porta d’ingresso la tela “Incoronazione e gloria della Vergine” (Frigimelica Il Vecchio PD 1570 ca-BL 1646 ca)

AULA

Entrando a sinistra:

“ Nozze di Cana” ( Frigimelica il Vecchio )

“Gesu’ tra i Dottori” (A.Gabrieli Bl 1694-1789)

CAPPELLA

“Santi Antonio Abate e Antonio da Padova” (L.Speranza )

Gonfalone (G.Moech Bl. 1792-1857)

Altare ligneo ( bottega degli Auregne Bl. XVII° sec.)

PRESBITERIO

“Nascita della Madonna” (anonimo sec.XVII°)

“ Presentazione di Maria al Tempio”( anonimo sec. XVII°)

“Sposalizio della Vergine” ( anonimo sec. XVII°)

AULA

Entrando a destra:

“Dormizione della Vergine e Assunzione al Cielo”(anonimo XVII° sec.)

“Fuga in Egitto”(Frigimelica il Vecchio)

“Presentazione di Gesù al Tempio” (Frigimelica il Vecchio)

“Adorazione dei Magi”(Frigimelica il Vecchio)

PRESBITERIO

“Adorazione dei Pastori” (Frigimelica il Vecchio)

“Visita di Maria ad Elisabetta” (bottega di Frigimelica il Vecchio)

ALTARE MAGGIORE

A sinistra : “Angelo Annunziante” (anonimo XVII° sec.)

A destra : “Annunziata” (Frigimelica il Vecchio)

Al centro:

Dossale ligneo ( bottega degli Auregne XVII° sec)

Paliotto (privo dell’originale dipinto)

Alzata (rifacimento sec. XVIII°)

Pala d’altare “Madonna in trono tra S.Mamante e S. Giuliana” (Frigimelica il Vecchio).

Bibliografia

“Le chiese della parrocchia di Antole-Sois” autore: Flavio Vizzutti – edito dalla Diocesi di Belluno – Feltre
“Belluno” autori: De Bortoli-Moro- Vizzutti-Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali

Contatti

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tel.0437 - 296456

 

Chiesa di San Bernardo

(Cesana – Lentiai- dal 2019 confluita nel comune di Borgo Valbelluna)

La chiesa, posta sulle rive del fiume Piave vicino all’antico traghetto, ha origini che risalgono al XII°secolo ed è dedicata al monaco cistercense S.Bernardo, protettore del contado di Cesana.

La prima attestazione risale al 1295, ad essa seguirono nei secoli altre citazioni a testimonianza dell’importanza della chiesa e della sua frequentazione.

La chiesa, ad aula unica con porta laterale, ha subito modifiche nel corso dei secoli. Nel XVI° sec. fu ampliata conglobando un edificio preesistente per formare l’abside, venne aperta una porta laterale e per due volte l’edificio fu sopraelevato. Gravemente danneggiata nel corso della prima guerra mondiale fu risistemata nel 1938. Dopo un periodo di abbandono fu oggetto di un massiccio restauro iniziato nel 2008 ed è tuttora oggetto di operazioni di recupero e riqualificazione. Durante i recenti restauri sono emersi affreschi che si collocano tra la seconda metà del XIII° e la fine del XIV° sec. e sembrano dovuti alla mano di quattro Maestri.

Entrando dalla porta laterale

La parete di fondo dell’attuale presbiterio ospita la pala d’altare "Madonna con Bambino in gloria – S. Carlo Borromeo e santi Bernardo di Chiaravalle (in abito bianco, pastorale) con demonio incatenato (segno della vittoria sulle tentazioni ) e Cassano vescovo". Attribuzione dubbia. (Francesco Frigimelica il Vecchio sec XVII°?)

Controfacciata dell’attuale presbiterio

Sotto il tetto a capanna, dove sono evidenti i segni dell’innalzamento, c’è l’ "Annunciazione" con a sin. Angelo inginocchiato entro un’architettura giottesca la cui prospettiva sembra convergere verso il presbiterio e a dx. la Vergine su uno scanno marmoreo con una mano sul petto e l’altra sul ventre.

Sotto l’Annunciazione: a dx. "Madonna con Bambino in trono con a sinistra S. Giovanni Evangelista con mantello e libro e a destra S Giovanni Battista che indica Gesù".

A sin. Trittico con ” S.Bartolomeo, S.Bernardo e S. Pietro”.

Nelle pareti laterali si intuisce un progetto organico di decorazione.

Parete di sinistra (guardando l’altare)

1° gruppo: "S. Giovanni Battista – Santo Vescovo- Santo con spada"

2° gruppo: lacunoso per l’apertura della finestra. Aveva in origine 5 figure, ora visibili solo tre:

"S. Marco, Santo con spada, Santo Vescovo" forse attribuibili a un secondo Maestro.

Parete di destra

Figure illeggibili, poi un gigantesco "S. Cristoforo" e una piccola "Santa con freccia" ( S. Orsola?) attribuite al terzo Maestro.

Nelle due pareti si contrappongono due dittici del XIV° (attribuibili al quarto Maestro) che rappresentano a sin. "S. Antonio Abate e santo vescovo", a dx. "Madonna con Bimbo e santo".  

Tutt’intorno si intuisce l’esistenza di un velario: un drappo in bianco e rosso nella parte inferiore, una fascia a carnose inflorescenze e mezze palmette nella porzione superiore.

Notizie tratte da “Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese” Sinistra Piave. A cura di Tiziana Conte – Provincia di Belluno- Dolomiti editore.

CONTEA DI CESANA

Cesana, elevata a contea poco prima dell’anno mille, era un antico feudo, con proprio Statuto, situato tra le due sponde del fiume Piave, nella parte sud della Valbelluna, in un punto strategico dove le zattere, che da Perarolo andavano a Venezia per trasportare legname e altro materiale, si dovevano fermare, qui venivano scaricate e ricaricate cento metri a valle, per la presenza di rapide (ora c’è uno sbarramento), dopo aver pagato il dazio per il transito ai Conti di Cesana.

Soppressa nel 1806 con decreto napoleonico, oggi restano il palazzo pretorio (XVI-XVII sec.) che era la sede del vicario che amministrava il territorio a nome del Conte, i resti dell’antico castello la cui torre fu demolita nel 1921 e, all’interno del borgo, la chiesa di S. Bernardo. All’esterno della chiesa, grazie ai recenti restauri, è emersa una raffigurazione dello stemma dei Conti di Cesana, signori del feudo.

Notizie tratte da WIKIPEDIA: Contea di Cesana (a cui si rimanda per notizie più approfondite.)

Per informazioni o apertura contattare il Consorzio turistico di Mel, centralino 0437 5441

 

Il progetto accoglie, nella convinzione che ciò favorisca la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, l'esperienza e la competenza della Scuola edile di Sedico C.F.S. (A cura di Daniela Mangiola: https://youtu.be/T-47QWkiqcg) che ha realizzato un laboratorio didattico di ricomposizione di intonaci della chiesa di San Bernardo sotto la guida di Danilo De Zaiacomo architetto e Natascia Girardi restauratrice. Questo è illustrato dal Vademecum (clicca qui per scaricarlo).

 

 

 

 

Chiesa ed Eremo di San Donato (Ronchena di Lentiai)

L’oratorio di San Donato, con l’annesso eremo, si trova a 380 metri di altitudine sopra l’abitato di Ronchena, in comune e parrocchia di Lentiai, in diocesi di Vittorio Veneto e in provincia di Belluno.

E’ molto antico, forse di età longobarda, ma la prima attestazione documentale dell’oratorio di San Donato risale al 1529. L’aspetto attuale deriva da diversi interventi operati nei secoli. Il più evidente è l’innalzamento dell’edificio avvenuto nella metà del XVIII secolo.

Il Santo cui è dedicato l’oratorio-eremo è San Donato, tradizionalmente festeggiato il 7 agosto e la devozione popolare lo lega a San Donato Vescovo e Martire di Arezzo.

L’eremo e gli eremiti

Dalla chiesa o da una porticina indipendente si entra nell’eremo vero e proprio, formato da due piani collegati da una scala interna. Al piano terra domina una stanza probabilmente un tempo adibita a cucina e al piano superiore, dopo i recenti restauri, è stata ottenuto uno spazio fruibile.

Dalla fine del XVII secolo alla metà del XVIII secolo è attestata la presenza degli eremiti. Per un lungo periodo appartennero all’Ordine di Sant’Agostino e in seguito al Terz’Ordine Francescano.

Molto probabile la loro vicinanza all’ordine degli Agostiniani di Feltre del monastero di Ognissanti a sua volta legato alla famiglia dei Conti di Cesana e al territorio di loro pertinenza.

La chiesa

Un edificio semplice ad aula unica che si stringe verso il presbiterio; tipico aspetto quattrocentesco, tetto a capanna e campaniletto a vela. Il soffitto del primo ambiente è piano e quello del presbiterio è a crociera. L’intonaco più antico risale probabilmente al XV secolo ed è presente nella parete del presbiterio con la raffigurazione di una teoria di santi e nell’aula dove sono state riportate alla luce le croci della consacrazione.

Presbiterio

Nel XVII secolo vengono realizzati i due affreschi che si trovano a destra dell’altare e sulla parete sud-est con la raffigurazione di due santi; sulla parete di fondo del presbiterio, dello stesso periodo, l’ornamento a finto tendaggio. Le decorazioni della volta a crociera, con la rappresentazione della colomba, simbolo dello Spirito Santo, sono collocabili nel XIX secolo.

Percorriamo la teoria dei santi.

La prima figura a sinistra rappresenta San Vittore. La spada e la palma sono due simboli chiari del martirio di questo Miles Christi.

Alla sinistra di San Vittore, entro la stessa cornice, su sfondo impreziosito da un drappo giallo con stampigliature rosse, si stacca la figura di Sant’Antonio Abate, eremita, patriarca del monachesimo, uomo di preghiera, lottatore contro i demoni, guaritore degli infermi, direttore di anime. Appare come un uomo molto anziano, dalla lunga barba canuta; tiene con la mano destra il tau e il campanello e con la sinistra il libro.

San Donato è raffigurato come vescovo in abiti pontificali, con mitria ornata in capo, casula e dalmatica pontificale. Si tratta di un vescovo canonizzato in quanto il capo è coronato da nimbo.

Segue una Madonna in trono con il bambino. La Madonna è seduta in una sede forse marmorea e dalle linee essenziali. L’aureola del bambino è crucifera, indossa ai fianchi un perizoma e porta al collo una collana, simboli di passione.

La figura successiva rappresenta San Pietro che tiene con la mano sinistra il libro e con la destra due chiavi, una rivolta verso l’alto, l’altra verso il basso.

Sempre nel presbiterio, nella parete di fondo e nella parete destra, due affreschi databili al XVII secolo.

L’affresco sulla parete di fondo potrebbe far pensare a San Bernardo di Chiaravalle oppure a Sant’Alberto degli Abati.

Nella parete destra è evidente l’affresco di un altro santo raffigurato in piedi; indossa una veste nera e nella mano sinistra sorregge un libro chiuso. Si ipotizza possa trattarsi di Sant’Antonio da Padova o Sant’Agostino, solitamente rappresentato come Vescovo di Ippona, ma talvolta come semplice monaco agostiniano con saio nero e cintura.

Altare

L’Altare, in legno scolpito, dipinto, dorato, è collocabile tra la fine del XVII e il XVIII secolo. L’ opera è di autore anonimo. Presentava originariamente due pregiati paliotti in cuoio, del XVII-XVIII secolo, insieme a quattro busti reliquiari in legno colorato. Il dossale è a forma di portale. Si tratta di un manufatto essenziale e decoroso. La cornice racchiude una tela di autore ignoto, di modesta levatura e risalente alla fine del XVII secolo. La tela raffigura la Madonna con il Bambino in trono e i Santi Donato e Bartolomeo.

Aula

Nella parete destra dell'aula, la copia della tela di Luigi Cima, realizzata dal pittore locale Toni Piccolotto nel 1961, raffigurante la Madonna di Caravaggio.

Controfacciata

In controfacciata è evidente lo stemma entro scudo ovale, appartenente con ogni probabilità al Vescovo di Ceneda Marcantonio Agazzi (1692-1710).

Restando sempre nella parete di ingresso, di lato e alla base della finestra si trovano un’acquasantiera a muro in pietra calcarea scolpita risalente probabilmente al XV-XVI secolo e accanto una seconda acquasantiera o una cassetta per l’elemosina.

Sopra l’acquasantiera si può notare una scritta in tonalità del rosso con caratteri facilmente leggibili: “MVNDA”. Munda deriva dal verbo latino mundare, che significa pulire, cioè purificarsi con l’acqua benedetta prima di mettersi in comunione con Dio

Bibliografia

Queste notizie sono tratte da “Chiesa ed Eremo di San Donato. Una perla di spiritualità” di Brunello Paola – tesi per il conseguimento del diploma superiore di Operatore del Turismo Religioso – Biennio Sperimentale Diocesi di Belluno-Feltre e di Vittorio Veneto - 8 maggio 2017

Conte T. a cura di, Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese Sinistra Piave, Ed. Provincia di Belluno 2016.

Contatti

Parrocchia di Lentiai: 0437 750522
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Prof.ssa Paola Brunello – studiosa: 3401181884
Burlon Romina: 3478808431
Burlon Maria: 3382755231

 

Il territorio delle Chiesette Bellunesi

Dati generali